Essere scout Il coraggio di essere se stessi
Essere scout
Il coraggio di essere se stessi
“Essere scout” e non “fare lo scout” è il motto di ogni capo. Educare significa essere ciò che si dice, praticare ciò che si chiede, testimoniare la fede alla quale si crede. Lo scautismo è un valore concreto che si traduce in uno stile pratico ed essenziale. La vita all’aperto, la testimonianza di fede, l’impegno civile non possono restare soltanto belle pagine scritte su un taccuino.
Scrivere fiumi di inchiostro, urlare ai quattro venti non serve se poi alle parole non seguono fatti: ed i fatti non possono non tradursi in una sola ma essenziale parola: testimonianza.
Essere quello che si dice è indispensabile per essere efficaci. Non esiste alcun altro modo di insegnare se non quello di viverli e farli vivere. E testimoniarli vuol dire farli propri, tradurli in atteggiamenti personali, in opinioni, in pensieri, parole e azioni.
Non bisogna cadere però nell’equivoco dell’indottrinamento: la testimonianza presuppone adesione spontanea, libera, consapevole e gioiosa. Allora sì che lo sforzo educativo si riveste di coerenza e diventa efficace, persino quando si commette un errore. Ed in quel caso è infatti la buona fede di un atteggiamento limpido e lineare che mostra ai ragazzi come in fondo sono le intenzioni che meritano di essere apprezzate.
La nostra felicità deve risiedere non nel raccogliere, ma nel seminare, non nel verificare, ma nell’indirizzare, indicare ai ragazzi la loro pista, il loro sentiero, la loro strada. Indicare ai giovani il loro futuro e il loro “successo”, abituandoli a “guidare la propria canoa” meglio di noi se possibile è l’atteggiamento vincente, la strada che ci porterà al nostro successo.